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24-Gennaio-2009

Il “Continente digitale”: un’immensa occasione da non buttare alle ortiche

.

Quasi 120 anni fa (esattamente il 15 maggio 1891), la "Rerum Novarum". L’enciclica di papa Leone XIII si misura con la "modernità" dell’era industriale e del capitalismo e fissa valori etici e sociali che restano ancor’oggi a fondamento della complessa dottrina sociale della Chiesa cattolica. 

Oggi, "www.youtube.com/vaticanit". Papa Benedetto XVI porta la Chiesa cattolica direttamente e stabilmente nel cuore della "modernità" di Internet, perché è sua "manifestata volontà – ha spiegato monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali – incontrare l’uomo laddove si riunisce". Facile, semplice e scontato scoperchiare il vaso di Pandora della retorica e sfoderare termini come "passaggio storico", "rivoluzione culturale", "momento di significativa innovazione". 

Troppo facile, troppo semplice, troppo scontato. Soprattutto, troppo scioccamente riduttivo. L’annuncio (dato ieri dal Papa stesso nel suo messaggio di annuncio della quarantatreesima"Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali") e la sua "illustrazione tecnica" (data sempre ieri, nel corso di una conferenza stampa, dal direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, da monsignor Claudio Maria Celli e da monsignor Paul Tighe) impone, a nostro parere, qualche riflessione non superficiale, non "alla moda", non per frasi fatte.

Una delle accuse più vecchie nel tempo e più frequenti come ricorrenza è quella che disegna una Chiesa cattolica che arriva perennemente "in ritardo" sulle innovazioni e sul nuovo. 

Se ci si accontenta unicamente dei numeri assoluti delle date, può anche apparire vero. Ma se invece si analizza lucidamente la storia, ci si accorge che, quando la Chiesa cattolica prende posizione sui singoli aspetti della "modernità", riesce a farlo elaborando e lasciando in eredità nel tempo (ma sempre per un lungo tempo) valori etici talmente forti e incardinati sull’uomo, da divenire dato sociale condivisibile da tutti ben aldilà della sfera della fede e della religione.

E allora, si tocca direttamente con mano che da troppe parti e troppo spesso la rincorsa all’immediatezza temporale paga il duro pedaggio della superficialità nella riflessione; che da troppe parti e troppo spesso la rincorsa alla tempestività nel "dire la propria" e "stare" sul nuovo paga l’altro duro pedaggio di una cultura dell’approssimativo; che da troppe parti e troppo spesso subiamo l’alluvione di veri e propri tsunami di parole che portano con loro solo il momento distruttivo del poco o nulla di concetti e di valori reali.

 Il giusto equilibrio? Sapersi rinnovare, restando se stessi. Sapersi rinnovare, catturando ed usando quanto culture diverse dalla nostra possono offrirci di arricchimento positivo.

Il

Sapersi rinnovare, catturando ed usando gli strumenti che l’innovazione scientifica e tecnologica ci offre per migliorare la qualità della nostra vita. 

Ma restare se stessi nei valori etici che ci appartengono. Restare se stessi quali teorizzatori e portatori di rispetto (reale e non solo formale) nei confronti di ogni persona. Restare se stessi nell’attenzione alla sostanza vera delle cose e non agli slogan più o meno urlati e più o meno di moda.

Sapersi rinnovare. Ecco il primo punto di riflessione. Nel suo messaggio di ieri, il Papa si rivolge in particolar modo ai giovani, a chi – come dice il Pontefice – "fa parte della cosiddetta generazione digitale". Non usa davvero né perifrasi né mezzi termini, Benedetto XVI, nell’elencare tutto ciò che di positivo c’è in questa che definisce una "nuova cultura della comunicazione". Dice che "tali tecnologie sono un vero dono per l’umanità". Spiega che la loro popolarità "non dovrebbe sorprenderci, poiché esse rispondono al desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre"; anche se questo "desiderio di comunicazione e amicizia – aggiunge subito - è radicato nella nostra stessa natura di esseri umani e non può essere adeguatamente compreso solo come risposta alle innovazioni tecnologiche".

C’è di più in questo scenario, molto di più. C’è che – come sottolinea ancora Benedetto XVI - "il desiderio di connessione e l'istinto di comunicazione, che sono così scontati nella cultura contemporanea, non sono in verità che manifestazioni moderne della fondamentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri. In realtà, quando ci apriamo agli altri, noi portiamo a compimento i nostri bisogni più profondi e diventiamo più pienamente umani.

Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati progettati dal Creatore"
. Ma l’invito a sapersi rinnovare, a saper operare perché queste nuove tecnologie "contribuiscano al progresso sociale" ci sembra che il Papa lo indirizzi di fatto soprattutto ai non giovani, agli "adulti". Anche e soprattutto perché, se è vero che quantitativamente sono maggiormente i giovani ad affollare Internet e ad usare massicciamente le nuove vie di comunicazione, è altrettanto vero che la capacità economica che sta necessariamente a monte della nascita e della gestione aziendale di questi "nuovi media" (ed anche questa è una definizione usata dal Pontefice) resta saldamente e quasi esclusivamente in mano agli "adulti".

Un potere – diciamocelo con estrema franchezza – che di fatto condiziona prepotente sia i contenuti, sia certi modelli di uso delle nuove tecnologie.

Sapersi rinnovare restando se stessi. Ecco il secondo punto di riflessione. O meglio: il vero punto di riflessione. Perché dalla positività del contenente (l’immenso potenziale rappresentato dalle nuove tecnologie della comunicazione) si passa inevitabilmente alle problematiche del contenuto (che può rivelarsi estremamente positivo oppure estremamente negativo, a seconda di ciò che si fa passare sulla Rete e sui cellulari). Scendono allora in campo prepotentemente i valori etici che sono patrimonio di sempre. Primi fra tutti, il valore della dignità delle persone, il valore della solidarietà della persona e quello dell’uguaglianza sociale.

E’ vero – dice Benedetto XVI – che queste nuove tecnologie sono un dono per l’umanità, ma proprio per questo – ammonisce subito dopo - dobbiamo "far sì che i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile". Un richiamo quasi sussurrato nella forma, ma letteralmente gridato e decisamente fermo nella sostanza. Ammonisce, il Pontefice, che la nuova tecnologia deve essere fruibile da tutti. 

Ammonisce che creare dei paria esclusi di fatto dalla possibilità di comunicazione globale che la società si è data, significherebbe farli diventare addirittura "invisibili" nel contesto sociale, decretarne un’autentica "morte sociale" ed aggiungere un nuovo catastrofico "Sud del Mondo degli inesistenti" al già drammatico ed attuale "Sud del Mondo dei più poveri". 

Ma ancora. Ecco tutta una serie di valori etici del convivere pacifico e rispettoso con tutti. "Desidero – afferma con altrettanta chiarezza e decisione il Papa - incoraggiare tutte le persone di buona volontà, attive nel mondo emergente della comunicazione digitale, perché si impegnino nel promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell'amicizia".

Il rispetto. Se le nuove tecnologie – ci ricorda Benedetto XVI - devono servire al bene dei singoli e della società, allora "quanti ne usano – ammonisce - devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l'essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l'odio e l'intolleranza, svilisce la bellezza e l'intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi"

Il dialogo. Se questa "nuova arena digitale" (è ancora una definizione del Papa) è lo snodo grazie al quale le persone, le comunità ed i popoli possono incontrarsi e scambiarsi l’un l’altro la conoscenza dei rispettivi valori e tradizioni, è altrettanto vero – ci ricorda senza mezzi termini il Pontefice - che questi incontri "per essere fecondi, richiedono forme oneste e corrette di espressione insieme ad un ascolto attento e rispettoso. Il dialogo deve essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verità, per realizzare la promozione dello sviluppo nella comprensione e nella tolleranza. La vita non è un semplice succedersi di fatti e di esperienze: è piuttosto ricerca del vero, del bene e del bello". Infine, quella che Benedetto XVI definisce "una delle più nobili conquiste della cultura umana": l’amicizia.

C’è – afferma il Papa – da sottolineare il dato positivo che il concetto di amicizia ha ricevuto un "rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali digitali emerse negli ultimi anni". Ma in agguato c’è, anche in questo caso, un grosso pericolo.

Tanto grosso quanto subdolo e che va ben oltre il discorso sul valore dell’amicizia: quello di isolarsi in una sorta di mondo solo virtuale e perdere così di vista la realtà umana che ci circonda. Sarebbe infatti davvero disastroso – ammonisce il Pontefice – se "il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero. Quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale. Ciò finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano". Ci sembra, quest’ultimo, uno dei passaggi più complessi e delicati.

A tutti, una sola domanda-riflessione: qualcuno va forse a riesumare Cassandra, se ci sentiamo di affermare che già troppe persone mostrano segni preoccupanti di una sorta di schizofrenia, scambiando la realtà virtuale per quella vera e viceversa? Come leggere, altrimenti, il drammatico aumento di aggressioni e persino uccisioni per motivi così…"leggeri", da andare contro ogni logica anche criminale? Come leggere, altrimenti, certi modi di interpretare e vivere le relazioni interpersonali e sociali che risultano completamente incomprensibili alla luce di una qualsiasi logica, per egoista, egocentrica e cinica che sia? Non è, forse, che un falso "valore del game over" (qualsiasi scelta, qualsiasi azione non porta conseguenze reali; tanto, alla fine, basta resettare il tutto e poi….game over, gioca ancora!) stia subdolamente soppiantando i valori etici reali? Forse vale la pena di cominciare a rifletterci in modo serio, ordinato ed organico e mettendo in netta minoranza ogni forma di becero pseudo-intellettualismo.

Non è certo un caso se il Pontefice chiude il suo messaggio di ieri con un appello a tutti, ma in particolare ai giovani cattolici: ognuno porti il suo contributo affinché questo "continente digitale" – come lui lo definisce – diventi una delle carte vincenti nelle mani di chi porta acqua per aumentare la portata del grande fiume della speranza di un mondo migliore. Perché le macchine e la tecnologia sono fatte per gli uomini e non per sovrastare gli uomini.

Perché la storia ha sempre camminato e sempre camminerà sulle gambe degli uomini. Perché non solo siamo d’accordo, ma "vogliamo" (e vorremo ostinatamente sempre) essere d’accordo con Benedetto XVI, quando alla fine del suo messaggio di ieri afferma che "il cuore umano anela ad un mondo in cui regni l'amore, dove i doni siano condivisi, dove si edifichi l'unità, dove la libertà trovi il proprio significato nella verità e dove l'identità di ciascuno sia realizzata in una comunione rispettosa". E’ vero: non tutti gli esseri umani condividono o condivideranno questi sentimenti. Ma sicuramente li condivide e li condividerà sempre la stragrande maggioranza dell’umanità. 

Tifiamo per quest’ultima, allora!

Piero SPIGARELLI



  Informazioni aggiuntive

Da ieri, la Chiesa cattolica è presente in maniera stabile nel cuore stesso della grande comunicazione via Internet. 
Infatti, questo è il filmato di apertura dello spazio web su Youtube:

  www.youtube.com/vaticanit

Si tratta di uno spazio, di una vera e propria video-comunità dove chiunque lo voglia può incontrare il Papa, i suoi scritti, i suoi discorsi, i suoi interventi. Il tutto, condividendo (è questa, del resto, la spiccata caratteristica di Youtube) documenti, immagini e filmati. Una comunicazione, insomma, in qualche modo interattiiva: si può visionare il materiale esistrente in quello spazio, ma si può anche inviare proprio materiale (testi, immagini o filmati che siano) da immettere in quello steso spazio.

L'iniziativa è stata annunciata ieri, in occasione della presentazione del messaggio di papa Benedetto XVI per la quarantatreesima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, in una conferenza stampa in Sala Stampa Vaticana.

Si può prender visione del testo integrale del messaggio del Papa e dell'illustrazione dei contenuti tecnici dello spazio vaticano su Youtube connettendosi al sito dell'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede (www.vatican.va/news_services/or/or_que/text.html).

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